Le persone al centro. Più di uno slogan: è un valore condiviso.
Mettere le persone al centro è il filo che mi unisce alla squadra di MYR. E’ più di uno slogan, di una frase fatta. E’ un valore condiviso tra un gruppo di persone che crede in ciò che dice e fa ciò in cui crede.
Non sempre e ancora troppo poco, però, le aziende sono consapevoli del fatto che le persone sono davvero il centro di tutto e che dal rapporto con essere dipende anche il successo dell’azienda stessa.
Cosa possiamo fare allora di concreto noi di MYR per aiutare e sostenere gli imprenditori con le loro persone?
Uno dei trend topic del momento riguarda l’upskilling e il reskilling di quella fetta di popolazione le cui competenze risultano non più adatte a rispondere ai bisogni del mercato del lavoro (presente e futuro).
“Se non so chi sono, non posso saper in che direzione voglio e posso andare!”
Se non so quali sono le mie attitudini e competenze non sono in grado di disegnare e implementare percorsi di riqualificazione (reskilling) o di crescita (upskilling) professionale.
“Conosci te stesso”
Per realizzare il proprio potenziale personale e professionale bisogna però che prima lo si conosca, che si abbia una visione chiara dei propri punti di forza e dei propri punti di sviluppo, delle competenze acquisite e di quelle da acquisire. In una parola bisogna conoscere se stessi e mettere a fuoco la propria identità personale e professionale.
Il Metodo scientifico per raggiungere la consapevolezza
Attraverso un metodo specifico a base scientifica e un questionario diagnostico in auto-compilazione, guidiamo i nostri clienti verso l’acquisizione della consapevolezza individuale, mentre attraverso il bilancio di competenze li aiutiamo a:
- ricostruire, mappare e analizzare le competenze maturate nelle varie esperienze di vita e riconoscere altre possibili direzioni di sviluppo. Alla costruzione delle competenze di ogni persona concorrono diversi elementi:
- conoscenze specifiche (cosa so fare)
- intelligenza personale (come lo faccio)
- motivazioni (perché lo faccio)
- ricostruire e valorizzare le esperienze di vita e di lavoro attraverso la comprensione dei propri interessi e delle cose che per noi sono importanti in un lavoro;
- acquisire consapevolezza delle conoscenze e competenze effettivamente spendibili anche in contesti, settori e ruoli diversi;
- fare un progetto (di lavoro e/o di formazione) in cui evidenziare i punti di forza e le aree di miglioramento.
“La cosa più importante di tutta la vita è la scelta di un lavoro, ed è affidata al caso” B. Pascal
Quanto sopra può essere fatto sia per un singolo, ma anche in assistenza alla funzione HR o, nel caso delle PMI, in affiancamento all’imprenditore per evitare che perda persone di valore perché sono stanche del ruolo o non sono soddisfatte della loro posizione.
A volte però è inevitabile perdere qualcuno e quindi qui si apre un altro scenario per il quale possiamo dare supporto.
L’importanza di definire degli obiettivi
Possiamo dire che anche la prosecuzione del percorso professionale dopo l’uscita da un’azienda spesso è affidata al caso. Nella mia attività di consulente di carriera, mi è capitato di leggere cv che raccontavano storie di scelte professionali fatte senza coerenza e congruenza. Elenchi di ruoli ricoperti senza un traguardo verso cui orientarsi. Scelte fatte, insomma, senza avere la fine in testa. Senza un obiettivo definito.
Nella definizione dell’obiettivo professionale, allora, è fondamentale individuare:
- chi sono (bilancio di personalità);
- cosa so fare (attitudini personali e professionali);
- cosa posso fare (potenzialità);
- cosa spero di fare (obiettivi/aspettative);
- cosa desidero fare (settore/attività di interesse);
- dove voglio lavorare (area territoriale es. Italia, estero);
- tipo di azienda (es. pubblica, privata);
- a quali condizioni (es. lavoro dipendente, autonomo);
- se il mercato del lavoro è recettivo del mio profilo professionale.
Infine è necessario mettere a terra quanto emerso, identificando una strategia di “placement” efficace, che passa attraverso un cv chiaro, comprensibile ed accattivante nella grafica. Occhio, però! La parola chiave è sobrietà e soprattutto come ci insegnano gli inglesi, a volte “Less is more”, che per un cv significa che due pagine possono bastare. Non sempre ce la si fa a far rientrare tutte le storie professionali in due pagine (ad esempio il mio cv è di 2 pagine e mezzo!) ma il messaggio è che il cv deve assomigliare di più ad un best seller che non a un saggio storico.
In ultima analisi, per non perdere le opportunità che il mercato del lavoro ci propone, troviamo risposta alle domande Chi sono, Cosa so fare e Cosa mi piacerebbe fare ma soprattutto “Andiamo dove ci porta il cuore ma sempre accompagnati dal cervello!”
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